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QUID vicololuna  

FAVARA_AG_2016

QUID vicololuna, il cui nome deriva dall’omonimo vicolo, è un comparto urbano ubicato ai margini del centro storico di Favara.

Il progetto si propone di attivare un processo di rigenerazione di un tessuto complesso nel quale convivono vecchi e nuovi fabbricati, spazi pubblici e semipubblici strutturati in piazze, strade storiche, vicoli, slarghi, corti e giardini: un’articolata dialettica tra pubblico e privato che determina una certa vitalità dell’area.

Sulla base di questi concetti l’intervento recupera con oculatezza antiche case dirute con tutti i loro spazi annessi, rifunzionalizzandoli in centri culturali per la diffusione dell’architettura contemporanea, spazi per la degustazione, spazi ricettivi diffusi, cortili contemporanei e giardini capaci di attrarre eventi, risorse, investimenti, energie in un contesto urbano ripensato, innovativo e soprattutto condiviso.

Nel progetto coesistono due dimensioni che si confrontano in un processo di continua interazione: l’opera di conservazione e l’ideazione di una nuova architettura.

Vecchio e nuovo sono i  contrasti che stabiliscono la varietà di opposizioni che descrive la natura del progetto.

La prima fase del progetto, la più consistente dal punto di vista degli interventi, consiste nel riuso di un vecchio Palazzo signorile, delle stalle e del giardino. Altri piccoli edifici destinati all’ospitalità, in via di completamento, saranno aperti al pubblico in una fase successiva.

Dovendo assolutamente rispettare la volumetria del fabbricato, si è adottato un intervento di tipo sartoriale, sottraendo, integrando, con interventi puntuali e decisi. Forme nette e materiali naturali dialogano con un luogo fortemente stratificato e definito. 

Il progetto proposto ha voluto conservare quanto più possibile le spesse murature esistenti, senza sconvolgere la pianta originaria e tutti quegli elementi che caratterizzavano l’architettura dell’edificio.

Il linguaggio minimale è reso esplicito dalla scelta dei materiali naturali e dalla neutralità degli spazi interni di colore grigio e bianco, ricavati da una malta cementizia di grana grossa lasciata a vista o la lamiera in ferro grezzo utilizzata per alcuni rivestimenti.

La superficie muraria esterna, bianca e poco rifinita, riprende volutamente i caratteri degli antichi intonaci circostanti, neutri, e si inserisce in modo armonico nel contesto senza alterarne la qualità e i caratteri originali, anzi esaltandoli. Il colore bianco valorizza in maniera inequivocabile i vecchi portali in pietra, rimessi a nuovo, e allo stesso tempo decanta gli eleganti innesti in lamiera naturale che delimitano le bucature dell’edificio.

Rispettando le peculiarità storiche e architettoniche dell’edificio si è introdotto, in maniera oculata, il principio dell’autosufficienza legato all’approccio dell’architettura bioclimatica; utilizzando gli elementi naturali del sito si è ottenuto un “edificio” termicamente efficiente in grado di soddisfare i requisiti del comfort termico.

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